Il nuoto italiano in vasca vive anni d’oro, a livelli probabilmente mai raggiunti in passato. Tra gli innumerevoli talenti che si presenteranno a Parigi con speranze di medaglie c’è anche Alberto Razzetti. Il mistista italiano sarà anche assoluto protagonista nei 200 delfino: un campione che ha fatto della polivalenza la sua forza.

Nuoto
di Paolo Sinacore
@bigshotpaul

Alberto Razzetti, a Parigi per stupire


Il panorama natatorio italiano è pronto a fare scalpore alle prossime Olimpiadi. Tanti gli uomini e le donne che lotteranno per confermare l’egemonia a livello europeo in vasca, con l’obiettivo di migliorare il già eccellente bottino d’inizio anno a Doha. Nell’appuntamento mondiale tenutosi in Qatar gli azzurri hanno raccolto ben 19 medaglie, quarto bottino in generale, nonché il migliore tra tutte le nazionali europee. Uno dei nomi di punta non potrà che essere il 25enne ligure Alberto Razzetti, arrivato probabilmente a un livello di maturità e consapevolezza mai raggiunto prima. Dopo i fuochi d’artificio dell’Europeo 2022 di Roma, in cui è arrivato a un decimo di secondo (nei 200) dalla storica doppietta 200/400 misti, si è definitivamente consacrato a livello mondiale in quel di Doha. Al terzo gradino del podio nei 200 misti, risultato che mancava per un italiano dal 2003 con Rosolino, Alberto ha aggiunto un impressionante argento nei 200 delfino. Con i riflettori puntati addosso, Razzetti non teme comunque il peso delle ovvie aspettative attorno al suo nome: dopo una prima Olimpiade a Tokyo vissuta da giovane promessa, l’obiettivo dichiarato per Parigi è quello di essere protagonista.


Credits | Gabriele Seghizzi

Sulle orme di Massimiliano Rosolino, ultima medaglia mondiale nei 200 misti prima del tuo bronzo in Qatar nello scorso febbraio: chi è stato il campione che durante il tuo percorso giovanile consideravi un punto di riferimento?

Sicuramente è stato bello riportare in Italia un titolo così prestigioso dopo Rosolino. Non ho mai avuto un idolo a cui facevo riferimento, ma sin da piccolo mi faceva piacere vedere Olimpiadi e Mondiali con tutti i grandi campioni in gara, e magari trarre ispirazione da quello. Se dovessi fare un nome in particolare, Ryan Lochte è quello che mi è sempre piaciuto un po’ più degli altri.

Come ti sei avvicinato al nuoto? Quando hai capito che i misti sarebbero diventati la tua specialità?

Il nuoto ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato sin da bambino nelle scuole nuoto, e da lì non ho mai smesso, l’ho sempre trovato appassionante. Sin dalla categoria esordienti, delfino e misti sono state la mia specialità: non sapevo ancora che mi avrebbero portato così lontano, ma ho capito da subito che quella poteva essere la mia strada.


Credits | Gabriele Seghizzi

Il delfino è il tuo stile principe, fai parte della 4x200 stile azzurra in vasca corta, e a Doha hai fatto una frazione a rana straordinaria per prenderti il bronzo nei 200 misti. C'è però uno stile o un aspetto tecnico in cui senti di avere ancora margini di miglioramento?

Da buon mistista è molto importante essere solidi in tutte le frazioni. Chiaramente, come chiunque in questa disciplina, abbiamo tutti un punto forte e uno debole; la bravura sta nel far sì che il divario fra i vari stili non sia così ampio. Il delfino è il mio preferito, anche se essendo in prima frazione è quello che conta un po’ di meno. L’unico stile in cui invece ho sempre avuto un po’ di difficoltà è il dorso: preso singolarmente è un dorso di buon livello, ma nella gestione dei misti (soprattutto 400) è impossibile spingere al 100% ogni metro; tutto sta nel cercare di farlo quadrare sempre meglio assieme agli altri stili.

Come vivi il rapporto con gli altri grandi atleti della Nazionale, oramai personaggi mediaticamente sempre più in vista a seguito dei vostri grandi risultati? C'è più invidia, rispetto, o una sana competizione?

Il rapporto è molto buono con tutti gli altri membri della nazionale, siamo un bel gruppo. Tra di noi non ci comportiamo come “personaggi”; siamo amici, ragazzi che fanno tutti la stessa cosa. Non c’è invidia, ma sana competizione e rispetto ci sono sicuramente. Il fatto che la nazionale sia sempre più forte, vedendo i tuoi compagni che fanno dei bei risultati, è uno stimolo per fare meglio e alzare sempre più il livello.


Credits | Gabriele Seghizzi

Le aspettative rispetto a 3 anni fa, quando partecipasti appena 22enne alle tue prime Olimpiadi, sono ovviamente differenti. Riesci a convivere con queste crescenti pressioni, o il peso specifico dei Giochi Olimpici resta differente da quello di ogni altra manifestazione?

I Giochi Olimpici hanno un peso specifico differente, è inutile nascondersi. Sono la competizione più importante, a cui ogni sportivo spera di poter partecipare. La situazione è un po’ diversa rispetto a Tokyo: ero più giovane, alla prima esperienza di quel tipo, e chiaramente quest’anno arrivo più preparato su cosa posso aspettarmi. Alla fine la pressione me la sono messa addosso da solo anche 3 anni fa: sapevo di aver realizzato un grande sogno, ma una volta arrivato là volevo continuare a sognare in grande provando a fare il meglio possibile. Cercherò di fare la stessa cosa a Parigi, per migliorare i miei tempi e di conseguenza per fare buoni risultati.

Rimane del tempo libero al di fuori dell'allenamento? Quali sono le passioni che più ti accompagnano nella vita oltre al nuoto?

Chiaramente il nuoto occupa una fetta importante della giornata, con 2 allenamenti al giorno da 2 ore ciascuno, oltre a 3 allenamenti settimanali in palestra. Devo dire però che nei weekend solitamente siamo liberi, e nella squadra dove mi alleno ci sono dei ragazzi con cui sono molto amico anche al di fuori della piscina. Bisogna essere bravi a saper fare dei sacrifici, ma anche a staccare di tanto in tanto e fare quello che fanno tutti i ragazzi della nostra età.
 

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