Mettere le proprie capacità al servizio delle proprie passioni: un mantra che potrebbe rappresentare la carriera di Roberto Gazzara. Un percorso di vita giunto ora al capitolo più importante, quello in casa Snauwaert. 

Padel
di Paolo Sinacore
@bigshotpaul

La sfida tutta italiana di Roberto Gazzara


È innegabile che negli ultimi 10 anni una sempre più travolgente frenesia stia circondando i vari mondi legati a un singolo amatissimo oggetto, la racchetta. Non stiamo parlando soltanto di Tennis, dove una nuova generazione di ottimi atleti nostrani (Berrettini, Sinner, Musetti, etc.) ha aumentato l’interesse già esploso in precedenza grazie alle gesta di Federer, Djokovic e Nadal, il Big Three che ha cambiato il corso della storia di questo sport.
A farsi spazio, infatti, nei cuori di molti sportivi italiani, è arrivata un’altra disciplina legata alla racchetta, il Padel.
Come ben sappiamo, le vicissitudini del lockdown hanno accelerato a dismisura un processo inevitabile partito già qualche anno prima, con molti centri sportivi che ne avevano colto l’infinito potenziale. Se alcuni marchi legati al tennis hanno gioco forza diversificato i loro prodotti, c’è un marchio totalmente italiano che è addirittura riemerso dalle gloriose ceneri di qualche decennio addietro: stiamo parlando della Snauwaert. I fasti legati agli anni ’60 e ‘70 erano un lontano ricordo quando nel 2016 l’azienda ha pensato di affidare il nuovo corso all’ing. Roberto Gazzara, già direttore tecnico della Prince Sports, chiamato per rilanciare il marchio su un mercato logicamente differente rispetto al passato. Missione difficile, ma che al momento sta già dando i suoi frutti.



Come e quando si intrecciano la sua storia professionale a quella della Snauwaert?

Nel 2015, quando l’ITF (International Tennis Federation) mi contattò chiedendomi se volevo aiutare un imprenditore belga che voleva rilanciare il marchio di Snauwaert ma non sapeva come fare. Poi ad inizio 2018 ho creato una società con la quale assieme ad altri soci abbiamo rilevato marchio ed attività.

Immagino che anche lei sia rimasto affascinato dal padel, passione ormai trasversalmente condivisa da tantissimi italiani. Ne aveva fiutato il potenziale all’inizio della sua collaborazione con Snauwaert, o è stata una sorpresa anche per lei assistere a questo boom quasi senza precedenti?

Nessuna sorpresa il successo. La velocità è dipesa dalle condizioni pandemiche che lo rendevano uno dei pochi sport praticabili. Una volta scoperto, molti non sono più tornati al vecchio sport, o quanto meno hanno continuato anche con il padel. Già nel 2008, quando ero VP of R&D e Sourcing in Prince, avevo sviluppato una linea di racchette da padel innovative.

Provi a riassumerci il processo di creazione di una racchetta di padel, e quali sono le caratteristiche che vengono prese in considerazione.

Il processo di creazione adotta tutte le best practices dello sviluppo di un nuovo prodotto. Si parte dall’utilizzatore, le sue caratteristiche, quello che ricerca, magari senza saperlo, e si cerca di progettare e sviluppare il miglior attrezzo possibile. Si lavora prima sulla geometria, la definizione delle specifiche di peso e distribuzione delle masse, e poi nella scelta dei materiali. Poi si testa: se si rompe, si aggiusta la costruzione, si prova in campo e poi ritorna all’inizio dei test, ripetendo il ciclo fino a quando non si è convinti di aver raggiunto l’obiettivo. La grafica viene definita in parallelo.

Una domanda personale “scomoda” a bruciapelo: preferisce il tennis o il padel?

Risposta articolata. Il tennis è lo sport, assieme al basket, che ho praticato e amato fin da piccolo. Il padel mi piace molto perché posso praticarlo, nonostante i miei acciacchi fisici, mi diverte molto e favorisce la socializzazione. Le partite di alto livello sono belle da guardare.

Un’altra piccola deviazione prettamente sportiva, ma che coinvolge tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori come lei: cosa ha rappresentato per lei Roger Federer?

La classe e la purezza del gesto. Sicuramente uno dei principali sportivi, non solo nel tennis, degli ultimi 30 anni. È un bene che abbia smesso per permettere al tennis di continuare e rinnovarsi attraverso nuovi giocatori di riferimento.

Tornando alle racchette di vostra produzione, ho avuto personalmente il piacere di provare la “Grinta 370”, e mi chiedo – da novizio – se sia uno dei prodotti di punta o se ci sono in serbo altre novità, per professionisti e non.

Siamo una azienda nata da poco ma con conoscenze e capacità inferiori a nessuno, abbiamo appena iniziato! Già ora la GRINTA Tour rappresenta un passo in avanti, ma abbiamo in fase di sviluppo nuove racchette... da urlo.

Infine, quali progetti futuri sono all’orizzonte per la Snauwaert?

Essere riconosciuti come marchio di riferimento che produce i prodotti più performanti e di qualità.




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