Nomi come Fognini, Berrettini, Musetti e soprattutto Sinner sono sulla bocca di tutti gli appassionati di tennis da anni. Ma per arrivare a questo sono stati tanti i periodi bui da attraversare: un tortuoso processo reso possibile quasi ed esclusivamente grazie ai clamorosi successi del movimento femminile.

Tennis
di Paolo Sinacore

@bigshotpaul

Quando il movimento femminile dominava il tennis italiano


Intravedendo la Top 100 attuale del ranking Atp c’è da sfregarsi le mani per gli amanti italiani del tennis: partendo dal basso, troviamo un vecchio lupo di mare (anzi, di terra rossa) come Fabio Fognini, e poi si sale su su fino addirittura alla Numero 2, con Jannik Sinner che osa dove nessun altro italiano ha mai osato prima; nel mezzo altri sette connazionali, per un impressionante totale di nove presenze in top 100, secondi solo a Usa (11) e Francia (10). La maggior parte di questo gruppo non supera i 23 anni, a conferma del fatto che il movimento italiano maschile è in forma come non mai. Anche perché, è bene precisare, il recente passato aveva regalato più momenti bui che altro. C’è stato infatti un tempo, più vicino di quanto si possa pensare, in cui successi e traguardi importanti del tennis italiano erano sostanzialmente un’esclusiva del movimento femminile.

Per chi si fosse affacciato da poco a questa realtà, potrebbe sembrare quasi inverosimile un discorso del genere. Eppure, nel decennio 2007-2016, le donne hanno letteralmente traghettato il tennis tricolore verso porti mai raggiunti in precedenza. I confronti dal punto di vista statistico sono impietosi: 8 tornei Atp vinti dagli uomini contro i 38 WTA conquistati dalle donne nello stesso lasso di tempo. Se poi entriamo nello specifico, emerge un clamoroso vuoto di oltre 4 anni tra la vittoria di Filippo Volandri a Palermo nel 2006 e quella di Andreas Seppi a Eastbourne nel 2011, registrando un triste record negativo per i colori azzurri nell’era Open. Sempre nel decennio sotto osservazione, è quasi deprimente notare come la peggior prestazione in termini di tornei vinti (2) in un singolo anno per le donne corrisponda a quella migliore per gli uomini. Fosse stato un incontro di boxe, sarebbe stato un KO alla prima ripresa; trattasi, invece, di due facce della stessa medaglia, una luccicante e l’altra arrugginita. Perché, pur non avendo a disposizione un talento trascinante alla Sinner (ma d’altronde, quando si è mai visto uno così dalle nostre parti?), quella corazzata femminile ha brillato in maniera accecante in più occasioni, balzando agli onori delle cronache e rubando agli altri sport le prime pagine dei quotidiani nazionali. Le 4 vittorie in Fed Cup (l’odierna Billie Jean King Cup) tra il 2006 e il 2013, sono state la certificazione dello status dell’Italia di super potenza del tennis mondiale assieme a Russia e Repubblica Ceca.


Francesca Schiavone | © Robbie Saurus

In uno sport come questo, però, è innegabile che le vittorie dei singoli facciano più rumore. Lo abbiamo visto pochissimi mesi fa con il trionfo italiano in Davis che, seppur celebratissimo, non ha raggiunto l’eco riservata alla vittoria di Sinner agli Australian Open. In vetrina ci vanno i titoli Slam, e alle donne non mancarono neanche quelli. Il triennio 2010-2012 è quello della svolta, con 3 presenze consecutive in finale al Roland Garros, le prime due di Francesca Schiavone e l’ultima di Sara Errani. A portare a casa l’agognato trofeo fu al primo tentativo la Schiavone, che si impose in 2 set contro Samantha Stosur nel 2010. Così, mentre i “maschietti” si aggrappavano ai giovani Seppi e Fognini sperando in qualche loro exploit (che in futuro arrivò, è bene ricordare), la flotta di azzurre continuava a mietere successi con più atlete che gravitavano attorno alle prime 50 posizioni del ranking, spesso avvicinandosi (e saltuariamente entrando) in top 10. Tra queste c’era anche Roberta Vinci, che proprio nel 2012 iniziò una partnership in doppio con la già citata Sara Errani destinata a rivoluzionare la carriera di entrambe. I successi della coppia negli Slam furono addirittura cinque nel breve lasso di tempo di due anni, dal Roland Garros del 2012, quando la Errani riuscì nell’impresa di raggiungere la finale sia nel singolare che in doppio, a Wimbledon 2014. Roberta non si fermò qui e produsse almeno altre due stagioni ad altissimo livello, arrivando in top 10 nel 2016 e raggiungendo un’altra insperata finale Slam nel 2015, agli US Open. Stavolta, però, non si trattava del doppio: nel torneo singolare, dopo la memorabile vittoria in semifinale contro una Serena Williams mai così vicina al completamento del Grande Slam, si ritrovò dall’altra parte della rete l’amica e connazionale Flavia Pennetta, in quella che resta ad oggi l’unica finale a questi livelli con due italiane contrapposte. Ad avere la meglio in quello storico 12 settembre 2015 fu Flavia, in quello che potremmo veramente definire il canto del cigno di quel magnifico periodo per il movimento femminile. Non è peregrino pensare a quei momenti come al primo vero traino dei successi in campo maschile delle nuove generazioni; questo perché proprio quelle finali che abbiamo enunciato hanno rappresentato gli unici frangenti in cui il tennis italiano è stato sotto le luci della ribalta dalla finale di Coppa Davis del 1998 in poi.


Roberta Vinci e Sara Errani | © Steven Pisano

Con questo non si vuole di certo sminuire quanto di buono stanno facendo le ragazze anche al giorno d’oggi. Il recente successo di Jasmine Paolini a febbraio in quel di Dubai è il secondo in un WTA 1000 di un’azzurra dopo quello di Camila Giorgi a Montreal nel 2021. Proprio la Paolini si è issata fino all’attuale 14 nel ranking, con le giovani Lucia Bronzetti e Elisabetta Cocciaretto che resistono in top 50 in attesa di compiere il salto per avvicinarsi alle posizioni che contano. Come parziale reminiscenza degli anni d’oro in Fed Cup, è addirittura arrivata un’insperata finale di Billie Jean King Cup (persa contro il Canada) a novembre dello scorso anno. La speranza è che quel decennio magico abbia veramente posto le fondamenta per qualcosa di più duraturo e stabile sia a livello maschile che femminile, per dare finalmente lustro a uno sport tanto popolare in Italia, ma mai così vincente come in quel periodo.


Jasmine Paolini | © Nuță Lucian


SEGUICI SU INSTAGRAM
SEGUICI SU FACEBOOK
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER 

VISITA LO SHOP
SOSTIENI IL NOSTRO PROGETTO                         

︎




Contact

Email
Instagram

Facebook
Newsletter

Merchandising
Support Us
Cookie Policy

Privacy Policy
Manifesto

Ci impegniamo a realizzare un magazine inclusivo per tutti gli sportivi e gli appassionati del settore. Promuoviamo il dialogo critico e l’interscambio di notizie riguardanti ogni tipo di impresa sportiva. Non rincorriamo freneticamente il trending topic, evitando il clickbaiting. Diamo dignità allo sport, con ritmo ed etica lavorativa.
Team

Paolo Sinacore - Chief Editor
Simone Colongo - Art Director